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Fichte

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Il progetto filosofico Johann Gottlieb Fichte è uno dei principali rappresentanti dell’Idealismo tedesco e può essere considerato il vero fondatore di questa corrente filosofica. Egli parte dalla filosofia di Kant, ma cerca di superarne i limiti, in particolare il dualismo tra fenomeno e noumeno. Secondo Kant, infatti, noi possiamo conoscere solo i fenomeni, cioè ciò che appare alla coscienza, mentre la “cosa in sé” rimane inconoscibile. Fichte rifiuta questa separazione: non esiste alcuna realtà indipendente dal soggetto conoscente. L’unico principio assoluto da cui tutto deriva è l’attività dello Io. L’Io, per Fichte, non è una sostanza né un individuo concreto, ma un atto puro, un’attività originaria che si autopone e da cui nasce ogni realtà. La sua filosofia si presenta quindi come un tentativo di fondare la conoscenza, la moralità e la realtà stessa sull’attività libera e autonoma dello spirito. La “Dottrina della scienza” e i tre principi fondamentali L’opera centrale di Fichte ...

Schelling

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  Contesto e obiettivo della filosofia Schelling (1775–1854) è uno dei maggiori filosofi dell’Idealismo tedesco, insieme a Fichte e Hegel. All’inizio fu allievo e amico di Fichte, ma presto si allontanò dal suo maestro perché riteneva che Fichte avesse esagerato l’importanza dello Io e trascurato la natura. Fichte, infatti, diceva che tutto nasce dall’attività dello Io, mentre la natura è solo un ostacolo, un “non-Io” posto dallo Io stesso. Schelling, invece, vuole riconoscere dignità autonoma alla natura: la natura non è un semplice limite, ma una forza viva, una manifestazione dello spirito stesso. L’obiettivo della filosofia di Schelling è quindi superare il dualismo tra: • soggetto e oggetto, • spirito e natura, • libertà e necessità, mostrando che entrambi derivano da un unico principio: l’Assoluto. L’Assoluto come unità originaria di tutto L’Assoluto è il principio unico e universale che racchiude in sé tutto ciò che esiste. Non è una cosa, né un Dio personale nel...

La scuola di Francoforte

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  Marcuse Herbert Marcuse, esponente della Scuola di Francoforte, analizza in modo critico la società industriale moderna, evidenziando come essa produca una repressione dell’individuo attraverso meccanismi di controllo sociale, culturale e sessuale. A differenza di Freud, secondo cui un certo grado di repressione è inevitabile, Marcuse parla di repressione addizionale: un eccesso di repressione imposto dal sistema capitalistico, che trasforma l’essere umano in un “essere per la produzione”, dominato dal principio di prestazione. Ciò implica che ogni energia psichica debba essere canalizzata nel lavoro e nella produttività, a scapito del piacere e della libera espressione. In quest’ottica, la sessualità viene ridotta a mera funzione procreativa o consumo materiale, perdendo ogni valore creativo ed emancipativo. Anche le forme di apparente liberalizzazione, come l’erotismo pubblicitario o la sessualità spettacolarizzata, sono in realtà strumenti del sistema per mantenere l’ordine e ...

Heidegger

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  Il problema dell'esserci Martin Heidegger si forma inizialmente in ambito teologico, ma in seguito si dedica alla filosofia, influenzato dalle opere di Franz Brentano e soprattutto di Husserl. Diventa suo assistente e poi professore, maturando però un proprio approccio autonomo e originale alla fenomenologia, culminato nella pubblicazione della sua opera più importante,  Essere e tempo  (1927). In quest’opera, Heidegger si concentra sulla domanda fondamentale del pensiero filosofico: che cos’è l’essere? Heidegger ritiene che la filosofia, fin dall’antichità, abbia dimenticato questa domanda, limitandosi a definire l’essere come una “cosa”. Al contrario, egli propone di indagare l’essere in quanto tale, partendo non da un ente qualsiasi, ma da quello che può porsi la domanda sull’essere: l’uomo, che egli chiama Dasein (letteralmente “esserci”). Il Dasein è un ente particolare: è gettato nel mondo, si trova in una situazione determinata, e la sua esistenza è apertura al s...

Husserl

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Il pensiero della crisi Il pensiero di Edmund Husserl si sviluppa come una risposta alla crisi di senso del mondo occidentale, che egli collega alla perdita di valore delle scienze moderne. Nato in una famiglia ebrea borghese, Husserl si dedica con rigore agli studi, mostrando fin da giovane un forte interesse per la matematica. Durante il periodo universitario, subisce l’influenza del filosofo Franz Brentano, il quale lo orienta verso la ricerca dell’origine psichica dei processi logici e della soggettività. Da questa base nasce la fenomenologia, un metodo filosofico che ha come scopo quello di recuperare il significato originario dell’esperienza, ponendo al centro il soggetto. Husserl intraprende una carriera accademica che lo porta a insegnare in varie università, tra cui Friburgo, dove entra in contatto con Heidegger. Con l’avvento del nazismo e a causa delle sue origini ebraiche, è costretto ad abbandonare l’insegnamento. La sua opera più importante, “La crisi delle scienze europe...