Husserl


Il pensiero della crisi

Il pensiero di Edmund Husserl si sviluppa come una risposta alla crisi di senso del mondo occidentale, che egli collega alla perdita di valore delle scienze moderne. Nato in una famiglia ebrea borghese, Husserl si dedica con rigore agli studi, mostrando fin da giovane un forte interesse per la matematica. Durante il periodo universitario, subisce l’influenza del filosofo Franz Brentano, il quale lo orienta verso la ricerca dell’origine psichica dei processi logici e della soggettività. Da questa base nasce la fenomenologia, un metodo filosofico che ha come scopo quello di recuperare il significato originario dell’esperienza, ponendo al centro il soggetto.


Husserl intraprende una carriera accademica che lo porta a insegnare in varie università, tra cui Friburgo, dove entra in contatto con Heidegger. Con l’avvento del nazismo e a causa delle sue origini ebraiche, è costretto ad abbandonare l’insegnamento. La sua opera più importante, “La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale”, denuncia la riduzione della realtà operata dalla scienza moderna, che si limita a misurare e calcolare, trascurando le dimensioni umane dell’esistenza, come i bisogni, le emozioni e i valori.


Husserl sostiene che questa “matematizzazione del mondo”, iniziata con Galileo, ha portato a una separazione tra le qualità fisiche e psichiche della realtà, riducendo la conoscenza a ciò che è quantificabile. Di conseguenza, la scienza ha perso il contatto con il vissuto umano, diventando incapace di affrontare i problemi fondamentali dell’esistenza.


Nonostante ciò, Husserl non nega il valore pratico delle scienze, ma critica il fatto che esse abbiano smarrito il loro senso. Egli afferma che solo riscoprendo il fondamento umano dei valori e integrando la scienza con la riflessione filosofica, sarà possibile uscire dalla crisi e dare nuovo significato alla civiltà europea. Per Husserl, è quindi essenziale rifondare la scienza a partire dalla soggettività e dall’esperienza vissuta.



Il metodo fenomenologico


Il metodo fenomenologico di Husserl nasce con l’obiettivo di rifondare l’intero apparato della conoscenza, riportandolo al suo fondamento originario: l’esperienza vissuta. Per farlo, Husserl introduce il concetto di epoché, ossia la sospensione del giudizio sulle convinzioni abituali e sulle certezze scientifiche e quotidiane. Questa sospensione non nega la realtà, ma permette di mostrare che le cose hanno senso solo in riferimento al soggetto che le vive e le percepisce.


La fenomenologia mira quindi a osservare i fenomeni così come si presentano alla coscienza, nella loro immediatezza originaria, prima che vengano interpretati o classificati. Il mondo della vita quotidiana, che Husserl chiama Lebenswelt, rappresenta il punto di partenza della conoscenza. In questo contesto emerge l’importanza della soggettività, intesa non come qualcosa di chiuso e isolato, ma come relazione intenzionale con gli oggetti del mondo.


Un concetto centrale è quello di intenzionalità, ereditato da Franz Brentano, che indica il fatto che ogni atto di coscienza è coscienza di qualcosa: percepire, ricordare, desiderare, immaginare, sono sempre rivolti a un oggetto. Da questa relazione derivano due poli: la noesi, cioè l’atto cosciente (pensare, percepire), e il noema, ovvero il contenuto o significato dell’oggetto così come appare alla coscienza.


Il senso delle cose non è quindi oggettivo e dato una volta per tutte, ma si costruisce nella relazione con il soggetto. Per esempio, un oggetto come un castello può essere percepito non solo come struttura materiale, ma anche come qualcosa di desiderabile, significativo, emozionante, a seconda dell’esperienza vissuta da chi lo guarda. Husserl chiama questo processo costituzione del senso, e lo descrive come stratificato e progressivo: le cose acquistano significato a diversi livelli, dalla percezione sensoriale fino ai valori più complessi.


Husserl distingue la sua posizione sia dall’idealismo, che riduce tutto alla soggettività, sia dal realismo scientifico, che considera il mondo come un insieme di oggetti pre-costituiti. Per lui, ciò che rimane dopo l’epoché non è un soggetto astratto, ma la relazione tra soggetto e oggetto, che costituisce il fondamento del sapere autentico.


Infine, la fenomenologia viene definita da Husserl come scienza “eidetica”, cioè una scienza che mira a cogliere le essenze delle cose, mostrando le strutture fondamentali dell’esperienza e della coscienza, prima di ogni costruzione teorica o categoriale.


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