Nietzsche
La fedeltà alla tradizione: il cammello
Il filosofo Paul Ricoeur ha incluso Nietzsche tra i "filosofi del sospetto", insieme a Marx e Freud, per il suo scopo di mettere in discussione le certezze condivise dalla società. Nietzsche mirava a scardinare le credenze tradizionali e a diffondere il dubbio, considerandole acritiche e infondate. La sua filosofia nasce dall'insoddisfazione per la realtà del presente, dove scienza e filosofia non riescono a cogliere l'essenza della vita. Nietzsche, influenzato da Schopenhauer, riteneva che la ragione fosse incapace di comprendere il vero significato della vita, che sfuggiva alla logica e alla razionalità dominante.
Il filosofo desiderava svelare l'inconsistenza dei miti e delle dottrine su cui si fonda la civiltà occidentale, distruggendo le certezze attraverso una "filosofia del sospetto e del disprezzo". In questo percorso, Nietzsche si rifà alla tradizione greca, in particolare alla tragedia, che rappresenta per lui la forma più alta di poesia. Contrariamente ad altre interpretazioni idilliache, Nietzsche vede la cultura greca come un terreno lacerato tra principi opposti: l'apollineo e il dionisiaco. L'apollineo rappresenta l'ordine e la misura, mentre il dionisiaco incarna il caos, la distruzione, la sensualità e l'energia vitale, che sfida le convenzioni sociali.
Secondo Nietzsche, il dionisiaco e l'apollineo sono fusi mirabilmente nelle tragedie di Eschilo e Sofocle, che rappresentano una sintesi perfetta di caos e ordine. Il dionisiaco si manifesta nella forza primitiva della musica e del coro, mentre l'apollineo si esprime nelle gesta dell'eroe e nel dialogo razionale tra i personaggi. La tragedia greca, legata ai canti corali in onore di Dioniso, deriva dalle cerimonie religiose in cui i partecipanti, travestiti da satiri, si abbandonavano a uno stato di sfrenatezza. Questo caos iniziale dà origine all'arte tragica, che, grazie alla mediazione dell'ordine apollineo, consente ai Greci di affrontare la drammaticità della vita. Nietzsche ribalta la visione tradizionale della civiltà greca, sostenendo che l'armonia e l'equilibrio sono il risultato della necessità di contenere il caos e la sofferenza esistenziale. La tragedia greca è dunque vista come una fusione tra il caos dionisiaco e l'ordine apollineo, un "miracolo" che trasfigura la realtà attraverso l'arte.
Nietzsche, studioso della letteratura greca, esplora la sintesi tra il dionisiaco e l'apollineo nei primi tragici greci, come Sofocle ed Eschilo. Nell'Edipo re di Sofocle, il dramma di Edipo, che inconsapevolmente uccide il padre e sposa la madre, esprime l'orrore della sapienza dionisiaca, che sfida la natura e porta alla distruzione. Tuttavia, grazie alla maestria poetica di Sofocle, il caos del mito diventa arte, e il dramma umano acquisisce un significato universale. Nietzsche sottolinea che senza l'arte, il caos dell'esistenza non avrebbe senso, e senza il dramma della vita, l'arte non esisterebbe.
Con Euripide, tuttavia, il "miracolo metafisico" si rompe. Euripide privilegia il dialogo razionale tra i personaggi, riducendo l'elemento dionisiaco e trasformando i miti in storie razionali. La sua visione razionalista prevale sulla naturalità e, secondo Nietzsche, con Euripide nasce la filosofia, che offre una spiegazione rassicurante del mondo, allontanando gli aspetti oscuri della natura umana. Così, mentre nelle opere precedenti l'arte tragica univa il caos dionisiaco e l'ordine apollineo, nell'opera di Euripide prevale l'apollineo, e la tragedia si trasforma in un dramma più razionale e ottimista.
Secondo Nietzsche, Socrate segna il passaggio dallo spirito tragico al pensiero razionale, rappresentando l'inizio di una tradizione che esalta la ragione a discapito della vita concreta e dei suoi valori. Socrate, con la sua dottrina che identifica la virtù con il sapere e considera la felicità come il risultato della virtù, sottopone le passioni e gli istinti a ideali razionali. Nietzsche critica questa visione, considerandola l'inizio della "tirannia" della ragione, che riduce il mondo a ciò che è logico e stabile, escludendo le forze dionisiache, vitali e creative.
Per Nietzsche, la rinascita dello spirito dionisiaco è necessaria, e la musica, rappresentata da Wagner, diventa un mezzo per liberare queste forze oscure e creative. Le opere wagneriane, come Lohengrin e il Ciclo dell'Anello del Nibelungo, sono per Nietzsche l'espressione di energie che la cultura occidentale ha represso sin dai tempi di Socrate. Tuttavia, la fiducia di Nietzsche nell'arte e nella musica, inizialmente forte, si affievolisce con il tempo, portandolo alla delusione e alla consapevolezza dell'impossibilità di un ritorno al passato e del declino inarrestabile della cultura occidentale.
L'avvento del nichilismo: il leone
Nietzsche, dopo aver elogiato Wagner, si distacca da lui, vedendolo come un "tipico decadente" e una "malattia" per la sua visione idealistica e la ricerca di una "redenzione" dell'uomo, che secondo il filosofo è legata a una morale rigida e antivitale. La critica di Nietzsche si estende alla concezione wagneriana della musica, vista come uno strumento per raggiungere una verità trascendente, mentre per Nietzsche la verità è insita nella musica stessa, che esprime lo spirito dionisiaco.
Con il distacco da Wagner, Nietzsche abbraccia una visione critica della cultura europea e sviluppa il nichilismo, facendo emergere un pensiero più razionale e liberatorio. Il filosofo apprezza la scienza come un metodo per emanciparsi dalle menzogne e dalle false credenze, e la definisce "gaia" per il suo potere liberatorio. Nietzsche si concentra sullo smascheramento delle verità metafisiche e dei valori morali imposti dalla tradizione occidentale, rivelando che sono invenzioni umane create per dare ordine e rassicurazione all'esistenza caotica.
La sua "filosofia del mattino" smaschera le credenze che dominano la cultura europea, mostrando che la morale, la filosofia e la scienza sono costruzioni consolatorie per nascondere l'irrazionalità e il caos dell'esistenza. Nietzsche afferma che l'idea di Dio è la "più lunga menzogna", creata per proteggere gli uomini dal disordine dell'universo. Le "favole metafisiche" hanno però avuto una funzione storica, fornendo sicurezza e ordine sociale, ma alla fine sono solo illusioni di felicità.
Nietzsche afferma che è giunto il momento di fare a meno di Dio e delle concezioni metafisiche, in particolare dell'illusione di un "altro" mondo oltre a quello fisico. La morte di Dio è il culmine del nichilismo: l'umanità, spinta dalla razionalità e dalla scienza, ha ucciso Dio, ma non ha ancora compreso appieno le conseguenze di questa morte. La religione ha perso di senso nell'era moderna e le Chiese sono diventate obsolete. Tuttavia, l'ateismo che ha preso piede ha semplicemente sostituito vecchi miti con nuovi idoli, come il progresso, la scienza, e il socialismo, senza affrontare il vuoto che Dio ha lasciato.
L'annuncio della morte di Dio viene affidato all'"uomo folle", un filosofo che evidenzia il paradosso: Dio è morto, ma gli uomini non hanno ancora capito la portata di questo evento. Utilizzando potenti metafore, l'uomo folle descrive la morte di Dio come la perdita dell'orizzonte, il prosciugamento del mare, e la dissoluzione del sole, simbolizzando la scomparsa di tutti i punti di riferimento stabili. Con la morte di Dio, cessa anche l'esistenza di una verità assoluta, e l'uomo è ora responsabile di dare senso alla propria vita.
La consapevolezza dell'ateismo per Nietzsche non è un problema teorico, ma psicologico: gli uomini non sono ancora pronti ad accettare l'idea di essere soli e senza un punto di riferimento. La sfida di affrontare questo vuoto esistenziale può essere assunta solo da chi sarà in grado di oltrepassare la condizione umana e diventare "oltre-uomo", inaugurando una nuova epoca. La riflessione si conclude con l'idea che l'avvenimento della morte di Dio è ancora in corso, e gli uomini devono prepararsi ad affrontarlo.
Nietzsche intraprende una «decostruzione» della morale tradizionale, analizzando le sue origini umane e criticando la moralità occidentale. Nella *Gaia Scienza*, paragona le norme morali a una maschera che nasconde l'autentica natura dell'uomo europeo, un "animale del gregge" che si traveste con la morale per mascherare la sua debolezza e mediocrità. La morale tradizionale, per Nietzsche, è uno strumento di dominio: utilizzata dai "forti" per sottomettere i "deboli", ma anche dai "deboli" per opporsi ai più forti. La morale cristiana, ad esempio, nasce dall'invidia dei deboli nei confronti degli spiriti liberi e diventa un mezzo per imporre valori di umiltà, obbedienza e sacrificio.
Nietzsche applica il metodo genealogico per analizzare anche valori apparentemente nobili, come l'ascetismo religioso. Dietro la sua apparente rinuncia si nasconde una volontà di dominio, poiché l'asceta, debole, vuole combattere le forze vitali degli uomini superiori. La morale degli schiavi, che predica valori "antivitali" come l'umiltà e la rassegnazione, è contrapposta alla morale dei signori, espressione della forza, della gioia e dell'orgoglio. Quest'ultima, però, è stata soppiantata dalla religione cristiana, che ha invertito i valori, ponendo l'umiltà e la sofferenza al posto della forza e della salute.
Il cristianesimo, secondo Nietzsche, ha introdotto il concetto di «colpa» e «peccato», avvelenando l'esistenza naturale del mondo. Tuttavia, Nietzsche rispetta Cristo come "santo anarchico", opponendosi invece alla Chiesa che ha promosso una morale ascetica e antivitale.
Nel suo pensiero, Nietzsche prevede l'avvento del nichilismo, la scomparsa di ogni verità assoluta. Sebbene questa prospettiva causi sgomento, Nietzsche la considera anche una liberazione, poiché apre la possibilità alla libertà e alla creatività. La sua riflessione si conclude con l'annuncio dell'«oltreuomo», una nuova figura che supera la morale tradizionale e inaugura una nuova era.
L'uomo nuovo e il superamento del nichilismo: il fanciullo
La terza fase del pensiero di Nietzsche si concentra sull'accettazione del nichilismo radicale e sulla necessità di affrontare il nulla per poter liberarsi e creare. Solo chi ha il coraggio di affrontare la morte e il vuoto lasciato dalla "morte di Dio" può realmente vivere e trovare la propria libertà. L'uomo, privo di principi assoluti, si trova di fronte a infinite possibilità e responsabilità, e l'«oltreuomo» è colui che riesce ad affrontare questo caos, vivendo liberamente e accettando la condizione tragica e dionisiaca dell'esistenza. L'oltreuomo non è un essere superiore, ma un uomo nuovo, capace di dire "sì" alla vita.
Il concetto di «eterno ritorno» è centrale nel pensiero nietzscheano: implica che ogni evento e ogni momento della vita si ripeteranno eternamente, senza alcuna novità. Nietzsche si distacca dalla visione lineare del tempo propria della tradizione ebraico-cristiana, e si riallaccia alla concezione ciclica del tempo, presente nei Greci e nell'antica India. La dottrina dell'eterno ritorno, presentata da Zarathustra, suggerisce che tutto ciò che accade è destinato a ripetersi all'infinito, costringendo l'individuo ad affrontare e accettare questa realtà.
La dottrina dell'eterno ritorno si collega alla visione antropologica di Nietzsche, che esalta la vita e la realtà materiale dell'uomo. Secondo Nietzsche, l'uomo può trovare felicità solo vivendo pienamente l'attimo presente, poiché ogni momento contiene in sé il proprio valore e fine. La concezione ciclica del tempo, a differenza della lineare, non rimanda la felicità a un futuro lontano (come nel cristianesimo), ma la fa risiedere nell'istante stesso, che si ripete eternamente.
La visione ciclica è anticristiana, in quanto rifiuta l'idea di una storia con un fine trascendente, dato da una provvidenza divina. In questa prospettiva, la vita acquista dignità e perfezione, essendo vissuta nel suo continuo divenire, e solo l'oltreuomo, che ha superato la mediocrità e la frattura tra essere e senso, può abbracciare pienamente questa visione.
Nietzsche critica anche lo storicismo e l'evoluzionismo del suo tempo, che esaltano il progresso come sviluppo lineare della storia. Secondo Nietzsche, questa visione riduce ogni momento a una catena causale, privandolo di significato e annullando la libertà e la creatività dell'individuo. In contrasto, la concezione ciclica restituisce valore ad ogni istante della vita.
Il concetto di "volontà di potenza" è centrale nel pensiero di Nietzsche e rappresenta l'essenza della vita, intesa non come mera autoconservazione, ma come impulso a crescere e superare se stessi. La volontà di potenza si esprime nell'arte, considerata la forma suprema della vita, e si manifesta come un'azione creatrice che dà senso e valore al mondo, sostituendo Dio e i suoi valori assoluti. L'oltreuomo è l'incarnazione di questa volontà di potenza, capace di ridare significato al mondo svuotato dalla morte di Dio, accettando la responsabilità di creare nuovi valori e significati.
L'eterno ritorno, concetto legato alla volontà di potenza, implica un superamento del tempo lineare: l'oltreuomo accetta il passato come qualcosa da "volere" e non da subire, liberandosi dalle catene della storia e vivendo ogni attimo come se fosse eterno. La trasvalutazione dei valori consiste nella creazione di nuovi valori, non basati su certezze metafisiche, ma come libere manifestazioni dell'uomo, che afferma la propria vita senza fondamenti assoluti. L'oltreuomo è l'artista che, in assenza di un senso prestabilito, crea nuovi significati in un contesto di libertà e autoaffermazione.
Nietzsche, con la sua visione dell'oltreuomo e della volontà di potenza, sottolinea la necessità di dare nuovi orientamenti alla vita, lontani dai valori tradizionali, e di confidare nell'uomo come creatore di significati, aprendo la strada a una filosofia che si basa sulle risorse e le capacità infinite dell'individuo.

Commenti
Posta un commento