Bergson
L'essenza del tempo
Bergson sviluppa una concezione originale del tempo, ponendolo al centro delle sue riflessioni su memoria e coscienza. Egli critica la visione scientifica del tempo, che lo considera come una sequenza misurabile di istanti uguali, riducendolo a una dimensione spazializzata e meccanica, utile per l’organizzazione sociale (ad esempio, tramite gli orologi), ma insufficiente a coglierne la vera natura.
Bergson sostiene che la scienza semplifica la realtà attraverso schemi statici e matematici, incapaci di cogliere il fluire autentico dell’esperienza. Questo porta a una visione riduttiva del tempo, che viene “immobilizzato” e reso uniforme, perdendo la sua essenza più profonda.
A differenza del tempo scientifico, il tempo della coscienza è un flusso continuo e indivisibile, caratterizzato dalla durata (durée). Il passato non è un insieme di istanti separati ma vive nel presente attraverso la memoria. Questo tempo interiore è soggettivo, qualitativo e non misurabile, legato all’esperienza vissuta.
Bergson distingue tre livelli di memoria:
1. Memoria pura: è la coscienza stessa, il deposito di tutte le esperienze, anche inconsapevoli.
2. Ricordo-immagine: è il momento in cui un ricordo si concretizza e diventa accessibile alla coscienza.
3. Percezione: è legata all’azione e seleziona i ricordi utili per l’interazione con il mondo.
Le malattie della memoria (come l’amnesia) non cancellano il passato, ma alterano la capacità di richiamarlo. Per Bergson, il passato non si perde mai: rimane disponibile, anche se in modo inconscio.
La percezione ha il ruolo di selezionare informazioni utili all’azione e limita la coscienza. Tuttavia, una percezione isolata può riattivare la memoria profonda, come avviene con il fenomeno della memoria involontaria, studiato anche da Proust e Joyce.
Bergson influenzò autori come Marcel Proust e James Joyce, che esplorarono la memoria e il tempo interiore nei loro romanzi. Proust, con la Recherche, mostra come i ricordi emergano spontaneamente attraverso le sensazioni, mentre Joyce, in Ulysses, sperimenta una narrazione basata sul flusso di coscienza, vicino alla concezione bergsoniana del tempo come durata.
Bergson supera la separazione tra materia e spirito con il concetto di slancio vitale (élan vital), un’energia creativa che dà origine alla vita. Questa forza è imprevedibile e non determinata da necessità meccaniche. L’evoluzione non è reversibile e conserva integralmente il passato. Il mondo si sviluppa grazie a questa spinta, che si diversifica nelle specie viventi e nella coscienza. L’unità del processo evolutivo non significa finalismo, ma piuttosto creatività e possibilità. La vita, all’inizio, è totipotente, ovvero ha la potenzialità di assumere molteplici forme, che si realizzano nel tempo attraverso scelte contingenti.
Bergson introduce il concetto di evoluzione creatrice, con cui supera la dicotomia tra materia (passiva) e spirito (attivo). La realtà è un flusso continuo, in cui l’energia vitale si manifesta anche come materia. Tuttavia, la materia può ostacolare l’impulso vitale, portando al rischio di spegnimento dello slancio stesso.
Bergson distingue due modalità di conoscenza:
• Intelligenza: analizza e ricostruisce la realtà attraverso concetti e simboli, ma in modo parziale e astratto. È utile per l’adattamento pratico dell’uomo all’ambiente.
• Intuizione: permette una comprensione immediata e totale della realtà, cogliendola dall’interno senza frammentarla.
Bergson rivaluta la metafisica come “scienza assoluta del reale”, critica la razionalità empirista e afferma che solo l’intuizione può cogliere pienamente la realtà. La scienza è utile per risolvere problemi pratici, ma non può comprendere il dinamismo vitale. La conoscenza intellettuale distorce la realtà, mentre l’intuizione ne coglie l’unità.
Nella sua opera Le due fonti della morale e della religione, Bergson distingue tra:
• Società chiuse: autoritarie, basate sulla coesione sociale e il conformismo.
• Società aperte: fondate sulla creatività e libertà individuale, con una morale assoluta.
Distingue anche tra due tipi di religione:
• Religione statica: basata su miti e superstizioni, che stabilizzano la società.
• Religione dinamica: fondata sull’amore mistico e l’unione con Dio, considerato lo stesso slancio creatore della vita.
Infine, Bergson propone la mistica come rimedio ai problemi morali e sociali, auspicando un’umanità aperta alla creatività e all’amore.

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